Avete mai sentito parlare del Terribile, della Vispara Etna o della Madama Nera? Sono vitigni Etnei a rischio d’estinzione.
Sul sito del National Geographic è comparso ieri un articolo molto interessante su una ventina di piante rare e a rischio di estinzione che sono state studiate e salvate dall’oblio: uve antiche da cui ottenere vini particolari, ma anche geni per migliorare le varietà più diffuse.

Le chiamano “reliquie”: sono piante rare e a rischio di estinzione. Ma resistono e producono uve dolci, colorate e spesso molto resistenti alle malattie. Nella maggior parte dei casi i ricercatori dell’università di Catania e del Crea hanno trovato questi vitigni disseminati, qua e là, all’interno di vigneti di varietà più note alle pendici dell’Etna. Custoditi da agricoltori spesso consapevoli del loro valore.
Ma c’è anche la “Vispara Etna“, che produce un’uva dolcissima e con buccia sottile, perfetta anche per essere mangiata fresca; discorso simile per “Madama Nera” che però, come suggerisce il nome, produce grappoli di colore più scuro.
“Stiamo parlando di vitigni che non sono mai stati coltivati intensamente, hanno sempre costituito delle eccezioni all’interno di vigneti più ampi, in cui venivano coltivate varietà che sono dominanti da tempo in questo territorio, come il Nerello Mascalese o il Carricante, ma i viticoltori non li hanno mai estirpati, proprio perché sapevano che avevano caratteristiche uniche“, spiega Elisabetta Nicolosi.
Tuttavia, alcuni vitigni sono andati perduti per sempre. “Ci sono diversi motivi per cui è importante conservare quelli che sono giunti ai giorni nostri – continua Nicolosi – uno è il miglioramento genetico, perché queste piante contengono geni che potrebbero essere preziosi per conferire ad altre varietà la resistenza a malattie e parassiti“.
Ma l’obiettivo è anche quello di far rivivere queste reliquie vegetali usandole per farci il vino. “Il settore enogastronomico attrae investimenti e turismo anche in Sicilia, e produrre un vino così particolare, per certi versi unico, è un valore aggiunto. Infatti diversi viticoltori ci hanno già chiesto degli esemplari per poterli piantare“, continua la ricercatrice. Prima di poter diffondere queste piante, però, bisognerà iscriverle nel registro nazionale delle varietà. Molti vitigni reliquia infatti non sono ancora delle varietà ufficiali.